C’è un postino che pedala sulla salita sterrata con una borsa colma di lettere. Massimo è il portalettere d’amore, sì, perché consegna solo quelle, niente bollette, pubblicità, multe o brutte notizie. Ha il suo ufficio davanti alla piazza del centro: il suo bel mazzo di chiavi con cui tutte le mattine apre l’ufficio alle 6:45 in punto e montagne di lettere con cuori, rossettate a forma di labbra, poesie e Everest di ti amo. Quando lo vedono arrivare dal fondo della via tutti si emozionano, e si colorano, facce arcobaleno, qualcuno arrossisce, altri diventano verdi di gelosia, altri viola di rabbia.
Ma quel giorno, che fatica pedalare controvento con la borsa che sbatte di qua e di là, Massimo in piedi sui pedali con l’affanno, il cuore a mille e la catena che vien giù.
Tutto nella polvere, la bici, il postino, la borsa e le lettere che una alla volta scappano via, gettate dal vento in tutte le direzioni. Che disastro, tutto quell’amore sparpagliato a caso sull’isola e nel suo mare.
Massimo non sa come fare a rimettere l’amore al suo posto, forse per quello sente quel dolore nel petto a fargli compagnia. Ma tutta l’isola si è subito attivata e come in una caccia al tesoro ha battuto ogni anfratto per recuperare tutte le lettere, finite sui nidi delle allodole, tra i tentacoli di un polpo, in mezzo ai raggi di una bicicletta, sopra il tetto delle suore, nel giardino di uno scapolo, nella cassetta del suo destinatario, nella culla di un bambino.
Che gran festa e che gran corsa a riportarle tutte al posto giusto, e un gran fiatone sui pedali.
“Il tuo cuore è delicato, sarà tutto quell’amore scorrazzato di qua e di là, ma se lo osservi controluce vedi che sembra un poco svuotato.” Alle parole del dottore non ci fa poi troppo caso, ma guardandosi allo specchio, con la luce che si gettava sul suo petto dalla finestra, se ne accorge pure lui: la brocca è vuota signor oste.
“Se non lo cambi quel cuore lì, questa sarà l’ultima consegna.” C’è una bottega, gli hanno detto, che ne fa di seconda mano a buon prezzo e funzionanti, ma lui non è mica convinto, che non vuole lasciarli i suoi sentimenti, che se si prende quelli di un altro poi magari non si riconoscono e si confonde, gelosia con l’amore, o paura e dolore.
“Mi tengo o’core mio e quello che ha dentro e quando sarà tutto scarico ricomincio da tre.”
“Da zero.”
“Eh?”
“Da zero: ricomincio da zero.”
“Nossignore, ricomincio da… cioè… Tre cose me so’ riuscite dint’a vita, pecché aggi’a perdere pure chelle? Aggi’a ricomincià da zero? Da tre!”
L’ha detto a Pino, l’amico suo, che sintonizzata nel petto ha la stessa frequenza, e lui ha risposto: “Sai che ti dico Massimé, hai ragione te. Tu dimmi quando, quando… ti capiterà di sentirti solo e aver nostalgia, fai solo un cenno, una cosa semplice, ti strofini un po’ l’occhio, come se un moscerino si fosse infilato dentro, o ti passi la mano su un sopracciglio, e vengo io da te a farti compagnia e magari facciamo una canzone.”
Ha risposto con un sorriso e un eloquente silenzio…
Conosceva una fiaba, Massimé, e anche la sua fata e allora ha pensato di chiederle un favore: “Forse, potrebbe, magari, provare a farmi burattino, un Pulcinella in una guarattella, ma senza maschera, che con questa faccia qui non mi serve mica, e così il mio cuore fragile magari non si spezza.”
“Sei stato buono, caro postino, a portarti nella borsa tutto quell’amore, quindi esaudirò il tuo desiderio.” Così ha risposto.
Ma mentre stava a cavallo dei due mondi, un po’ umano e un po’ burattino…
-Alt! chi siete?
-Siamo due che…
-Cosa fate? Cosa portate?
-Niente, roba…
-Sì ma quanti siete?
-Due, siamo io e lui… (il burattino)
-Un fiorino!!
-Si paga?
-Un fiorino!!
…
Dopo un po’, con l’umidità che entrava nel legno, gli è anche venuta voglia di tornare indietro, a quel Pulcinella, si sentiva un po’ solo. Così ha alzato la mano, fino al sopracciglio…
…Tu dimmi quando, quando
Dove sono i tuoi occhi e la tua bocca
Forse in Africa che importa
Tu dimmi quando, quando
Dove sono le tue mani ed il tuo naso
Verso un giorno disperato
Ed io ho sete
Ho sete ancora, ho sete ancora
Tu dimmi quando, quando
Non guardarmi adesso amore
Sono stanco
Perché penso al futuro
Tu dimmi quando, quando
Siamo angeli che cercano un sorriso
Non nascondere il tuo viso
Perché ho sete, ho sete ancora, ho sete ancora
E vivrò, sì vivrò
Tutto il giorno per vederti andar via
Fra i ricordi e questa strana pazzia
E il paradiso, che forse esiste
Chi vuole un figlio non insiste
Oh no, oh no
Tu dimmi quando, quando
Ho bisogno di te almeno un’ora
Per dirti che ti amo ancora
Tu dimmi quando, quando
Lo sai che non ti avrò e sul tuo viso
Sta per nascere un sorriso
Ed io ho sete, ho sete ancora, ho sete ancora
E vivrò, sì vivrò
Tutto il giorno per vederti andare via, uh
Fra i ricordi e questa strana pazzia
E il paradiso, che forse esiste
Chi vuole un figlio non insiste
Oh no, no, no
Lo sai che non ti avrò e sul tuo viso
Sta per nascere un sorriso
Io ho sete, ho sete ancora, ho sete ancora
Tu dimmi quando, quando, mmh